sabato 29 dicembre 2012

Arrivo al distaccamento Maccari


Arrivai al distaccamento Maccari (IV brigata Garibaldi della divisione Gin Bevilacqua) che operava nell'entroterra savonese).
Nell'inverno la neve cadde abbondantemente.
Pervenni al distaccamento Maccari nei primissimi giorni del Gennaio 1945 dopo un viaggio che mi portò da Millesimo (località Tirasegno) al paesino di Bormida dove mi attendevano i componenti di una famiglia del posto che non conoscevo.
Da questa famiglia avrei avuto assistenza ed istruzioni per raggiungere le formazioni partigiane.
La strada provinciale che da Millesimo portava a Bormida era tenuta sgombra dalla neve dai cantonieri locali, ma era troppo pericolosa perchè attraversata da reparti tedeschi e fascisti dei battaglioni San Marco, Brigate Nere o Guardie Nazionali Repubblichine (G.N.R.).

Mio padre mi prestò un aiuto fondamentale ed inegualiabile.

Costruì prima della partenza da Millesimo delle racchette di legno necessarie per non sprofondare nella neve.
Con queste racchette riuscimmo faticosamente a compiere il tragitto via bosco, riducendo di molto il pericolo di imbattersi in truppe nazi fasciste.

Mio padre all'epoca aveva 50 anni e fu un esempio prezioso nella mia vita.

Arrivati a Bormida la famiglia ci accolse fraternamente, ci diede vitto e alloggio, ci ospitò per la notte.
Al mattino presto mio padre riprese la via del ritorno, a me toccò invece un'altra camminata sui monti ricoperti di neve, in compagnia del primogenito di questa cara famiglia che mi portò in una cascina in località Cravezza dove rimasi opsite alcuni giorni da generosi contadini che mi trattarono come un figlio.

( non si dirà mai con quale dedizione ed amore i contadini aiutarono, nascosero, curarono i partigiani delle località di montagna).

Arrivò poi a prelevarmi l mio amico partigiano Castagno (Arnaldo Rosati).
Salutati e ringraziati quei generosi contadini prendemmo insieme la via del distaccamento.
Durante il nostro cammino ci trovammo ad un punto in cui la neve arrivava al bacino e muoversi divenne veramente difficoltoso.
Arrivammo comunque al distaccamento Maccari prima di notte.
La mia curiosità era forte, fui accolto con simpatia da tutti e dal comandante Vladimiro (Vincenzo Bellini), chiamato dai nemici "quello della piuma" , perchè portava sempre un cappello da alpino con la classica piuma.
Una delle prime formalità da svolgere per un neo partigiano era la scelta del nome di battaglia.
Logicamente per evitare confusioni doveva essere un nome diverso dagli  altri componenti il distaccamento.
Alla fine la scelta cadde su "REMO".

Era ora di cena. 
la cucina era un tavolo con una protezione in lamiera in mezzo al bosco.
Sorpresa: quella sera il tavoro era ricoperto di pezzi di carne di mucca e polenta
Il cuciniere era un partigiano nei nostri confronti già avanti con gli anni, intorno ai 50 (partigiano Veleno- il nome era tutto un programma) mi spiegò che si trattava di un avvenimento straordinario e che ben difficilmente si sarebbe ripetuto.
Gustai la prima cena partigiana.
Chiesi poi a castagno notizie del mio amico Stefano Peluffo e la risposta fu dolorosa, perchè mi disse che venne catturato e fucilato con altri 4 patrioti il primo Novembre 1944.

Partigiano Remo (Taramasco Giovanni)

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